Agli Oscar trionfa la jihad contro la Siria

Tutti a strapparsi i capelli sui media mainstream. E a maledire il razzismo di Trump per il divieto di accesso negli USA comminato al siriano Khaled Khateeb che non ha, quindi, potuto ritirare il Premio Oscar per il documentario “White Helmets” (di cui Khaled Khateeb sarebbe il Direttore della fotografia).

Peccato che il “razzismo” non c’entri nulla: il tizio di cui sopra è stato respinto non perché siriano o mussulmano ma per la sua appartenenza ad una organizzazione – “White Helmets” – che, se pur finanziata con milioni di dollari dagli USA, è – giustamente – considerata dalla Homeland Security una organizzazione di supporto ai jihadisti in Siria. Una situazione paradossale – dettata da faide tra varie agenzie governative USA – che, nell’ottobre 2016, l’ingresso negli USA a Raed Saleh, fondatore dei “White Helmets”.

Si, ma perché Hollywood va a premiare un documentario che inneggia ad una organizzazione fiancheggiatrice dei terroristi? Forse perché premia solo le favole. Avete presente Auschwitz liberata dagli Americani nel film di Benigni? Ha avuto l’Oscar.

Francesco Santoianni

Questo articolo è stato già pubblicato nella Rubrica “I media alla guerra” de L’Antidiplomatico

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