Su una mesta mobilitazione per far “riaprire le scuole”

Davvero mesta la mobilitazione nazionale per la “scuola in presenza” e contro la didattica a distanza. A Napoli come nel resto d’Italia. Certo, c’era un po’ di pioggia e i tempi sono quelli che sono. Ma da una mobilitazione indetta da tre associazioni e due sindacati, ci si poteva aspettare qualcosa di più di presidii con qualche decina di persone. Per chiedere cosa? Sostanzialmente, serenità e sicurezza per una scuola in presenza. “Serenità e sicurezza” da garantire, oltre che con più personale, più spazi e tempo pieno per le scuole, attraverso “test periodici rapidi e gratuiti per il personale scolastico, studenti e familiari”. Test, ovviamente, effettuati con tamponi di dubbia affidabilità, e che, certamente, confermerebbero anche  nella Scuola la presenza di qualche “positivo al virus” e, quindi la messa in quarantena di tutta la classe. Nulla da meravigliarsi, quindi delle 164 mila firme, raccolte in pochi giorni, per NON far riaprire le scuole a gennaio.

Ma da dove nasce questa chiusura delle scuole che si protrae da quasi un anno e che caratterizza solo il nostro Paese? Sostanzialmente dall’aver accettato il dogma per cui l’emergenza Covid si debba affrontare – non concentrando le attenzioni sulle categorie a rischio e facendo ripartire la medicina territoriale – bensì “fermando il contagio”, isolando l’”infetto”.

Una strategia fallimentare considerando che il virus, da mesi, è ormai endemico nella popolazione e che non lo si schioda con mascherine, lockdown e scuole chiuse. Anche perché il virus Sars-Cov-2 (asintomatico nel 95% della popolazione) non provoca nessuna immunità definitiva. E allora che si fa, considerando che, secondo la Pfizer e altre case farmaceutiche, i vaccini in arrivo non sono consigliati per gli under-16? Chiudiamo per decenni le scuole, nonostante non si siamo mai registrati  “morti per Covid” (e cioè non affetti da gravissime patologie pregresse)  tra bambini e adolescenti, neanche tra quelli immunodepressi?

Sarebbe stato necessario, quindi, per i tanti compagni impegnati nel mondo della Scuola, invece di prendere per oro colato la “Scienza” (rappresentata da un Comitato tecnico scientifico che si tiene dentro un pediatra che chiede l’obbligo di mascherina anche per i bambini di tre anni) e pretendere impossibili scuole “libere dal virus”, fare una analisi della situazione che si prospetta. E, soprattutto, invece di lanciarsi in crociate contro i “negazionisti”, riflettere su come è stata gestita in Italia l’emergenza Covid; gestione che ha già fatto registrare, ufficialmente, 75.000 “morti per Covid” nonostante il nostro paese sia quello che in Europa detenga il primato dei lockdown e delle scuole chiuse.

Francesco Santoianni

1 commento

  1. […] peggio succedeva per le prime mobilitazioni degli insegnanti contro la chiusura delle scuole e la conseguente didattica a distanza, fatte pretendendo una scuola […]

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