Organizzereste una iniziativa contro il fascismo facendolo presenziare da due fascisti? È quello che – più o meno – stava succedendo in un Centro sociale qui a Napoli che, per il 6 aprile, aveva organizzato un evento “contro la guerra in Siria” facendolo presenziare da due sostenitori dei “ribelli siriani” e cioè di tagliagole che da anni stanno alimentando una guerra costata già 400.000 morti. Evento che i compagni del suddetto Centro Sociale (che qui – per evidenti motivi – non nomino), dopo pressanti mail e telefonate, hanno deciso di annullare.
Tutto è bene quello che finisce bene? Non proprio. Se stimati compagni di un (peraltro, benemerito) Centro sociale sono incorsi nello svarione di cui sopra è segno che sulla guerra (in particolare quella alla Siria) l’informazione ma, sopratutto, la discussione tra compagni è davvero carente. Per sopperire a ciò – debitamente autorizzato – pubblico qui di seguito (ovviamente cancellando alcune parti) il comunicato che, su questo evento, era stato preparato dalla Rete contro la Guerra e il Militarismo
Francesco Santoianni
LETTERA APERTA DELLA “RETE CONTRO LA GUERRA ED IL MILITARISMO”
AGLI ATTIVISTI DE XZXZ XZXZXZ
Venerdì 6 aprile presso il Xxzxzx Xzxzzxxz si terrà un incontro dal titolo “Siria, parliamone. Rivoluzioni, guerre, solidarietà”.
Come Rete contro la guerra ed il militarismo abbiamo da sempre sollecitato pacifisti, collettivi, comitati, centri sociali e compagneria varia a confrontarsi e, soprattutto, a mobilitarsi contro le ingerenze e l’aggressione militare delle grandi potenze in Siria, contro la devastazione, i bombardamenti e le sanzioni che il popolo siriano da 7 anni continua a pagare con centinaia di migliaia di morti, milioni di feriti ed oltre 6 milioni di profughi.
Non può che farci piacere, quindi, che presso il Xxzxzxz si apra finalmente un dibattito su questo tema ed in particolare che lo si voglia affrontare, come si scrive nel comunicato, nella consapevolezza che “Prendere posizione sulla Siria non vuol dire scegliere se stare al fianco di USA-Israele-Arabia Saudita o Russia-Iran-Cina e degli ambigui Turchia e Qatar, non vuol dire essere con Assad o con l’estremismo islamico o qualcuna delle fazioni dell’opposizione. Prendere posizione sulla Siria vuol dire condannare chiaramente ogni oppressione a danno dei siriani e delle siriane (qualunque sia la loro comunità d’appartenenza), condannare ogni violazione, ogni ingerenza straniera senza eccezioni. Significa essere al fianco delle legittime rivendicazioni del popolo siriano tutto, per una Siria democratica, pluralista, basata sulla pari cittadinanza per tutte e tutti, uno stato di diritto dove l’unico sovrano è il popolo”.
Peccato, però, che questa consapevolezza e la volontà di “riconoscere nel popolo siriano il principale attore politico, riconoscerne la capacità di autodeterminazione”, venga immediatamente contraddetta dalla scelta di ospitare due noti soggetti, Sami Haddad, professore di Arabo all’Orientale e Fouad Roueiha, di OsservatorioIraq, strettamente legati ad una delle parti in campo e cioè ai ribelli siriani e, di fatto, alle potenze sia occidentali (USA ed Europa) che di area (petrolmonarchie, Israele e Turchia) che, pur non senza contraddizioni tra loro, li sostengono, li armano, li finanziano.
Basta fare una ricerca su internet per avere una rapida e chiara idea di come questi signori siano stati e sono ancora attivissimi nella propaganda a favore dei cosiddetti ribelli siriani, nell’accreditamento di notizie costruite ad hoc su presunti crimini del solo esercito siriano, su armi chimiche ed altre pistole fumanti utili ad orchestrare campagne mediatiche, costruite e lanciate ad orologeria per far fallire tavoli negoziali e per legittimare in ogni caso l’intervento armato dell’Occidente.
Ad esempio, la mostra fotografica «Nome in Codice: Caesar», sulle vittime di abusi o di torture nelle carceri siriane, la cui autenticità è stata messa in dubbio da più parti, è stata promossa a Napoli proprio da questi soggetti. Nel suo sfegatato odio verso il governo siriano, il difensore dei diritti umani Fouad Roueiha, tra l’altro da sempre in Italia, non solo continua a sostenere che il problema della Siria è Assad e non l’ISIS ed i gruppi islamici e meno che mai le ingerenze straniere, ma in un suo post è arrivato ad inneggiare alla strage (12 morti e 42 feriti gravi) compiuta il 7 giugno da kamikaze dell’ISIS al Parlamento di Teheran. (per ulteriori info https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-La_Strage_Al_Parlamento_Di_Teheran_Un_%E2%80%9Cobbiettivo_Legittimo%E2%80%9D_Per_I__difensori_Dei_Diritti_Umani_/6119_20436/ ). Cosa questo significhi lo si sta vedendo in queste settimane di attacco senza precedenti portato da Erdogan ai curdi siriani con l’operazione “Ramoscello d’ulivo”. Gli alleati dell’esercito turco che sta bombardando e distruggendo la città di Afrin puntando a Manbij sono proprio i mercenari del cosiddetto Esercito libero siriano (Esl), una delle forze della Coalizione nazionale della rivoluzione siriana, che unisce i “ribelli moderati” cari a Fouad Roueiha e a Sami Haddad.
Ora una domanda sorge spontanea: che hanno da spartire compagni che si mobilitano a fianco del popolo curdo e in appoggio alla democrazia nel Rojava con i sostenitori di un opposizione siriana che si allea con la Turchia, porta morte e distruzione, posa le proprie bandiere sul suolo di Afrin e senza alcun pudore in un comunicato ufficiale (si vedano i riferimenti nell’articolo di Marinella Correggia su http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3505) definisce “organizzazioni terroristiche” e “nemiche della rivoluzione siriana” le organizzazioni curde Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e le “organizzazioni di facciata che il Pkk utilizza in Siria”, cioè le Unità di protezione del popolo (Ypg) e il Partito democratico unionista (Pyd) che “hanno occupato città e villaggi facendo allontanare i residenti”.
Che, sempre nel comunicato, non solo accusa le forze curde di “aver diffuso il terrorismo inter-frontaliero in Siria, sfruttando il sostegno del regime di Assad”, ma spiega che le “organizzazioni terroristiche ostili alla rivoluzione del popolo siriano in tutte le sue componenti e alle sue aspirazioni alla libertà, alla giustizia e all’eguaglianza devono essere sradicate dalla Siria e dalla regione”. E infatti “la lotta dell’Esercito nazionale siriano” (attenzione: è la sigla usata dalla Coalizione per definire i gruppi armati islamisti) contro le organizzazioni terroristiche armate è una parte fondamentale della lotta contro il regime tirannico [di Damasco] e i suoi alleati terroristi dell’Iran. Infine, sempre nello stesso comunicato, precisa l’obiettivo da raggiungere: “liberare i villaggi e le città di Afrin e Manbij occupate dai terroristi” (le milizie curde), e “permettere il ritorno di circa 250.000 civili siriani che i terroristi del Pkk hanno cacciato da città e villaggi nella parte rurale di Aleppo”.
Come si può dare spazio e credibilità a soggetti schierati senza se e senza ma con queste formazioni che sono la longa manus che ha consentito alle grandi potenze di condurre, per il loro tramite, un’aggressione volta al rovesciamento di un governo inviso alle potenze occidentali, quello di Bashar al-Assad, e allo smembramento del Paese, per impossessarsi delle risorse strategiche, impadronirsi dei canali di approvvigionamento e ridisegnare la mappa del Vicino Oriente?
Come si può pensare di aprire un confronto sulle terribili vicende siriane con chi, anche quando si sforza di dissentire con i bombardamenti sui (soli) civili curdi di Afrin, lo fa con un livore che rasenta il razzismo verso i resistenti curdi e diventa incontenibile verso quelle MERDE (così le definisce il signor Fouad nel suo post https://www.facebook.com/Abu.Diana/posts/10156330704478627) di attivisti italiani che invocano un intervento di interposizione per Afrin?
O che descrivendo l’inferno di Ghouta, esattamente come per Aleppo, mentre accusa il governo siriano delle peggiori nefandezze (bombardamenti di ospedali, uso della fame come metodo di guerra, uso di armi chimiche) nega le responsabilità dei gruppi islamisti che occupano quest’area alle porte di Damasco sin dal 2012 e da qui hanno bombardano quotidianamente Damasco, così come nasconde il ritrovamento di armi chimiche in una zona controllata da Jaish al Islam o l’uso dei cecchini contro quanti volevano allontanarsi da Ghouta.
Davanti ad una “catastrofe umanitaria” di dimensioni gigantesche come quella siriana; di fronte a progetti sempre più espliciti di spartizione di questo paese tra gli attori in campo; infine, di fronte al rischio sempre più concreto che lo scontro sul terreno siriano sia solo il prodromo di uno scontro diretto e su scala mondiale tra le grandi potenze, c’è bisogno di un’analisi autonoma e attenta che ci consenta di non essere travolti ed appestati da narrazioni utili alle politiche guerrafondaie dell’Occidente, a partire da quelle del nostro Paese.
Nello stesso tempo, è utile ribadire che definire quanto sta accadendo in Siria un’aggressione imperialista verso un paese sovrano ed opporsi ad essa non ha nulla a che fare con l’appoggio o con il sostegno, dichiarato o implicito, al governo di Assad, così come non lo fu nel caso di Saddam o di Gheddafi; meno che mai è o può diventare uno schieramento con i suoi alleati (Russia e Iran). I nostri alleati non sono i governi – sempre rappresentanti della classe sfruttatrice – ma solo le masse sfruttate e oppresse che sono le prime vittime del militarismo e delle guerre. Proprio per questo, però, bisogna contrastare chiunque, in nome di un sostegno alla “ribellione contro il dittatore”, si rende complice della manomissione e dell’intervento militare portati avanti ieri ed oggi in Siria, Afghanistan, Yemen, Irak, Libia, domani in Iran o in Corea del Nord, dalle grandi potenze che certo non hanno a cuore le sorti e le libertà dei popoli.
Per questo ci auguriamo che ci sia un ripensamento da parte vostra e che l’iniziativa “Siria, parliamone. Rivoluzioni, guerre, solidarietà” prevista per Venerdì 6 aprile presso il Xxxzx Zxzxzxz venga annullata. Nello stesso tempo vi esprimiamo tutto il nostro interessamento a confrontarci ed a collaborare con voi tanto sulla Siria quanto sul più generale tema della opposizione alla guerra, al militarismo ed alla militarizzazione dei territori nella direzione di una non più rinviabile ripresa della lotta e della mobilitazione contro i nuovi venti di guerra a scala mondiale.
RETE CONTRO LA GUERRA E IL MILITARISMO
Napoli, 03/04/18