Ma perché chi non è d’accordo con lo Ius Soli deve essere additato come “razzista”?

Così come per le accuse di “antisemitismo” per chiunque critichi la politica dello Stato di Israele o di “omofobia” per chiunque critichi la “stepchild adoption” (e quindi la pratica dell’”utero in affitto”), volano oggi gli anatemi di “razzismo” per chiunque non si dichiari entusiasta del cosiddetto “Ius soli” in discussione in Parlamento e cioè la conversione in legge del DDL “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza”  (per una sintesi dei lavori svolti finora in Commissione si veda qui)

Argomento che i più conoscono solo per sentito dire.

Intanto, sgombriamo il campo da un diffuso equivoco (tra l’altro, condito di falsità come l’attuale ”esclusione” di un bambino straniero dalle scuole o dall’assistenza medica). Già oggi, ai sensi della Legge 91/1992, una persona nata in Italia da genitori stranieri, a 18 anni, può chiedere  – e, normalmente, la ottiene se non è incorso in gravi delitti  (art. 6) –  la cittadinanza.

Il DDL in discussione in Parlamento nelle proposte della maggioranza estende, invece, la cittadinanza al “figlio” di almeno uno straniero regolare e con un permesso di soggiorno di lungo periodo o una carta di soggiorno illimitata, che sia nato in Italia o vi sia entrato entro il dodicesimo anno, e abbia completato cinque anni di scuola in Italia (quindi 6 anni + 5 = 11 anni; oppure 12 + 5 = 17). Questa possibilità di permettere ad un minore (legato per il suo status giuridico a tutta una serie di altre persone) o, addirittura ad un neonato, di ottenere la cittadinanza, combinata a norme contenute nell’ingarbugliatissimo Diritto di famiglia può portare a situazioni davvero sbalorditive. Ad esempio, i genitori di un minore diventato cittadino italiano non possono essere espulsi pur avendo commesso reati anche gravi; addirittura (Legge 94/2009 che ha modificato l’art. 19, c. 2, lettera c) D.lgs. n. 286/98) non potranno essere espulsi neanche i parenti conviventi fino al secondo grado  (quindi anche fratelli, nonni ecc.). Una situazione questa che rischia, tra l’altro, di alimentare la criminalità, come evidenziato – non già da un esagitato leghista ma – da Pietro Grasso, presidente del Senato e magistrato.

E di fronte a queste (legittime) obiezioni gli esponenti del PD, incalzati dalla Lega che vede lo Ius soli come testa di ponte per l’arrivo in Italia di flussi di inespellibili clandestini, si sono limitati a rispondere che “si provvederà a rimediare ai buchi della legge con future iniziative legislative”. Ammettendo così che lo Ius soli non sia poi diverso da quel “pastrocchio” denunciato dai parlamentari Cinque Stelle.

Già, ma perché mai il PD si è affrettato a riesumare un provvedimento tanto controverso e che giaceva da anni nelle commissioni parlamentari? Il motivo è identico a quello del decreto dei 12 vaccini obbligatori: cominciare la campagna elettorale mettendo all’angolo il Movimento Cinque Stelle. Che, invece, ha scansato la trappola evitando di farsi ingoiare dall’incontrollabile movimento NoVax (nel caso dei vaccini) e dalla Lega (nel caso dello Ius soli).

Insomma, questi Cinque Stelle non sono proprio dei fessi.

Giudizio opposto per i tanti “antagonisti” che – ovviamente, senza sapere un accidenti dello Ius soli in discussione al Parlamento – si limitano a salmodiare accuse di “razzismo” e, magari, facendo proprie le posizioni di Emma Bonino, scatenare gazzarre contro Salvini.

Qualcuno tra questi “antagonisti” cambierà idea dopo quest’articolo? Sicuramente no. Perché mai dovrebbero leggersi le considerazioni di un “razzista”?

 

Francesco Santoianni


Alcune precisazioni (26 giugno 2017)

A scanso di ulteriori attacchi (conditi da inesattezze) a questo articolo su FB, ribadisco che l’espulsione di stranieri minori è ancora in vigore anche se è stata tolta dalla potestà del Ministero dell’Interno e affidata esclusivamente al magistrato. A tal riguardo su internet la documentazione è sterminata, basta leggerla; ad esempio, qui.

Alcune precisazioni (21 giugno 2017)

Questo articolo che sta suscitando su Facebook accese polemiche credo meriti alcune precisazioni sulla inespellibilità di genitori e parenti di un minore al quale la (futura) legge “Ius soli” ha concesso la cittadinanza italiana; concetto che, dai tanti di “sinistra”, viene ritenuto una “bufala” soltanto perché è questo che afferma la Lega.

Oggi l’art. 86 del d.p.r. 9 ottobre 1990, n. 309, dispone che lo straniero condannato per gravi reati (ad esempio, quelli previsti dagli artt. 73, 74 e 79, 82 comma 2 e 3 o quelli previsti nel Testo Unico in materia di stupefacenti), a pena espiata, deve essere espulso dallo Stato. La Corte Costituzionale, comunque, con sentenza n. 58 del 24 febbraio 1995, ha mitigato questo provvedimento qualora il condannato risulti essere convivente (non necessariamente sposato, quindi) con una donna in stato di gravidanza o nei sei mesi successivi alla nascita del figlio; la sentenza 27 luglio 2000, n. 376 della Corte Costituzionale, ritiene, comunque,  applicabile questa norma anche al padre non coniugato né convivente con la madre. Pur in presenza di questa Giurisprudenza – e di una serie di trattati internazionali – rimane tutt’ora in vigore l’art. 19 del Testo Unico sull’immigrazione che affida al Magistrato (Tribunale dei minori) la possibilità di espellere il minore se questa misura può garantirgli il prosieguo della tutela da parte del genitore espulso. Risulta evidente che il provvedimento di espulsione non può essere attuato se il minore risulta in possesso di cittadinanza italiana (come prevede lo Ius soli) con le conseguenze che ho già riportato nell’articolo.

Ovviamente, non sono un giurista ma spero di aver illustrato in maniera sufficiente la situazione normativa. E spero che questo riduca i tanti strali che finora mi sono stati lanciati contro su Internet per aver osato pubblicare questo articolo.

F.S.

 

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