La strana storia della “bambina kamikaze”

Ma perché mai bisognerebbe mandare una bambina imbottita di esplosivo per fare una strage nel mercato di Maiduguri in Nigeria? Solitamente i kamikaze agiscono per colpire luoghi e persone superprotetti non certo un affollato mercato africano dove la strage potrebbe essere garantita da – che so’ – una bomba messa in un sacchetto dell’immondizia, in un cesto, in un carretto… Devono esserselo domandati anche i propagatori della “notizia” (e/o la Reuter che per prima l’ha diffusa). I quali aggiungono che la bambina scoperta da un metaldetector posto all’ingresso del mercato si sarebbe fatta esplodere (o qualcuno lì vicino avrebbe azionato un telecomando).

Francamente mi sembrava strano che in Nigeria ci fossero sistemi di sicurezza così sofisticati (mai visti neanche nei mercatini in occidente) e, per giunta, in una cittadina come Maiduguri che i media assicurano sia la “roccaforte dei terroristi islamici di Boko Haram” (che proprio non capisco perché dovrebbero mettere bombe nella loro “roccaforte”). Ho cercato, quindi, su internet una qualche documentazione su questi metaldetector che proteggono i mercatini nigeriani: niente. Ho pure domandato ad un paio di conoscenti nigeriani se ne sapessero qualcosa: niente. Una ennesima bufala? Forse. E non sarebbe la prima volta come attestato da questa puntigliosa inchiesta sulla “bambina kamikaze talebana” .
Lo so. Come controinformazione questo post non è un granché. Ma spero che qualcuno che lo legge sia così gentile da darmi qualche ragguaglio in merito. Intanto le bambine kamikaze esplose davanti ai metaldetector che proteggono i mercatini nigeriani sono oggi salite a tre, come ci informa “Repubblica” mentre le uniche “prove” sulla dinamica dell’accaduto sono foto, come quella riportata sull’immagine qui sopra risalenti ad anni fa. E dire che pure in Nigeria qualcuno dovrebbe averli gli smartphone.

 

Francesco Santoianni

(articolo già pubblicato nel 2015 nel sito http://pecorarossa.tumblr.com/

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